Curare il diabete in sala operatoria

Grazie alle ricerche del prof. Rubino in molti casi c’è “remissione” della malattia

di Francesco Pungitore


Curare il diabete in sala operatoria? E' la “sfida” del medico e ricercatore calabrese Francesco Rubino, titolare presso il King’s College di Londra della prima cattedra istituita a livello mondiale di Chirurgia bariatrica e metabolica. L'Economist gli ha dedicato uno speciale, raccontando le storie dei suoi pazienti. La notizia, in effetti, merita la ribalta internazionale: in moltissimi casi c’è infatti “remissione” della malattia, ovvero la guarigione completa. Ma com'è possibile? Rubino è riuscito a convincere nella pratica la comunità scientifica che la chirurgia bariatrica può essere la soluzione per debellare il diabete di tipo 2 e archiviare le cure convenzionali. “Originariamente concepita come intervento per la perdita di peso - è scritto in comunicato ufficiale dell’università londinese - la chirurgia bariatrica può produrre anche notevoli benefici per la salute, tra cui miglioramenti in diverse condizioni metaboliche, in particolare il diabete di tipo 2 . La ricerca del professor Rubino ha fornito la prima evidente risposta che la chirurgia bariatrica può migliorare il diabete in modo indipendente rispetto alla mera perdita di peso. Il professore italiano ha anche sviluppato nuove procedure chirurgiche contribuendo a trasformare concettualmente la chirurgia bariatrica da una semplice terapia per la perdita di peso in un approccio chirurgico volto a curare il diabete, l’obesità e la malattia metabolica”. 

Prima di entrare al King’s College di Londra, il professore Rubino ha lavorato presso l’Università Cattolica di Roma, dove si è laureato, e a Strasburgo mentre è stato a capo della sezione Chirurgia gastrointestinale metabolica presso Weill Cornell Medical College - Presbyterian Hospital di New York, negli Stati Uniti, dove ha affinato e sperimentato con grande successo i suoi studi in materia. 

“Ci sono evidenze che quattro tipi standard di interventi bariatrici sono efficaci per curare il diabete. I risultati sono straordinari: se col bendaggio gastrico si hanno buoni effetti, con il bypass gastrico si ha il doppio di miglioramenti netti” dichiara Rubino. “Evidentemente - continua il ricercatore - insieme all’anatomia cambia qualcos’altro con l’intervento chirurgico. Bisogna considerare l’apparato gastrointestinale come un organo endocrino. Lo stomaco e soprattutto l’intestino producono in effetti moltissimi ormoni, di diversi tipi, tutti però con una funzione fondamentale per il metabolismo. Ci sono gli ormoni che danno il senso di sazietà, altri che partecipano al controllo del peso corporeo, alcuni,  fondamentali, che regolano la produzione di insulina da parte del pancreas”. “Se arriveremo a capire quale meccanismo biochimico la chirurgia mette in atto – puntualizza Rubino - si può pensare di arrivare a nuovi farmaci con questo effetto. O anche a interventi interni non chirurgici tipo, per dare l’idea, l’inserimento di stent nelle arterie in cardiologia. Agendo come per una gastroscopia. Del resto, non si può certo pensare di curare 350 milioni di diabetici, quanti sono ora nel mondo, con la chirurgia. Si deve portare questo beneficio appena scoperto a tutti”.  “Ora sappiamo che i notevoli effetti della chirurgia metabolica non sono solo una conseguenza della perdita di peso - chiarisce ancora Francesco Rubino - i cambiamenti nell’anatomia gastrointestinale possono influenzare direttamente l’omeostasi del glucosio. L’intervento chirurgico sembra alterare la quantità e il timing della secrezione degli ormoni gastrointestinali, che a loro volta influenzano la produzione di insulina. Ci sono inoltre studi che suggeriscono - aggiunge Rubino - che l’intervento chirurgico potrebbe aumentare la produzione di alcuni acidi biliari che rendono le cellule più sensibili all’insulina, o aumentare l’uptake del glucosio da parte delle stesse cellule gastrointestinali, abbassando così i livelli della glicemia. Sembrano inoltre giocare un ruolo anche i cambiamenti indotti dall’intervento chirurgico sul microbiota intestinale”. La ricerca, intanto, non si ferma e il metodo “Rubino” adesso viene praticato anche in Calabria, all'ospedale “Annunziata” di Cosenza, dove opera l'équipe del dottor Ninni Urso.

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