Centri trapianti, eccellenze da salvare

Troppo pochi gli interventi a Cosenza e Reggio Calabria. Mancano i donatori

di Francesco Pungitore


E' un bilancio in chiaroscuro quello del commissario ad acta per la sanità in Calabria, Massimo Scura. Tra le note dolenti, il probabile fallimento imminente dei due centri trapianti rene di Cosenza e Reggio Calabria. La notizia è del 15 maggio scorso. Solo 18 gli interventi complessivamente effettuati nel 2017, contro lo standard minimo di 30 richiesto in base al recente accordo Stato-regioni. E' palese, a questo punto, il rischio chiusura per i due poli. Eppure sono centinaia i pazienti calabresi in lista d’attesa. Un invito ad assumere i provvedimenti di competenza è stato recapitato, nei giorni scorsi, sul tavolo del direttore generale dei dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, Bruno Zito, ed è arrivato direttamente da Roma. Il problema scaturisce dalla mancanza di donazioni. Nonostante, ad esempio, Cosenza sia la prima città in Calabria come numero di persone che hanno deciso di donare, secondo Rita Roberti, nefrologa e vicepresidente Asit, “occorre fare di più perché sono ancora in tanti ad opporsi alla donazione, quasi sempre per mancata informazione o poca conoscenza sull’argomento”. Per Pasquale Scaramozzino, presidente regionale Aned – Associazione Nazionale Dializzati e Trapiantati, l’insufficienza renale cronica, in Italia, è la malattia che più cresce in termini percentuali ed è necessario che la politica mostri maggiore attenzione al problema e ascolti il grido di dolore di pazienti e associazioni. “Sarebbe il vanificarsi di 25 anni di lavoro e la cancellazione di una struttura che costituisce un’eccellenza della sanità regionale. Un macigno per i circa 160 pazienti calabresi in lista d’attesa. La temuta chiusura del Centro Trapianti di Rene regionale, articolato nei due poli di Cosenza e Reggio Calabria, di cui si parla a causa del ridotto numero di donazioni, costituirebbe un grave danno per la cittadinanza e per coloro che, affetti da patologie renali, trovano nel Centro Trapianti di Cosenza un luogo dove operano medici e ricercatori altamente qualificati” ha scritto recentemente l'Asit. In questo panorama di estrema emergenza si è levato l’allarme dell’Aned, l’associazione dei pazienti emodializzati, che ha denunciato non solo il persistere della disorganizzazione sanitaria per i pazienti colpiti da patologie renali gravi e croniche, ma il vuoto di iniziativa della Regione che non consente a centinaia di calabresi di sperare in un trapianto di organo, di cui 150 dializzati, che sono quasi la metà sul totale dei bisognosi di trapianto d’organo. “Leggendo la notizia di una possibile imminente chiusura dei due centri trapiantologici di Cosenza e Reggio Calabria, sento forte l’esigenza di rivolgere un appello alle istituzioni calabresi affinché facciano tutto quanto è possibile per evitare che il lavoro di tanti uomini e un servizio così importante simbolo della buona sanità pubblica calabrese sia vanificato” ha scritto Carlo Petrassi, consigliere comunale a Rende, in una lettera aperta. “A loro – ha aggiunto - chiedo di leggere il libro sui trapianti scritto da mio padre per avere un’idea di quanto sia difficile e faticoso raggiungere un risultato così importante nella nostra terra dove ogni traguardo rappresenta una conquista e quanto invece sia facile distruggerlo. L’appello è rivolto non solo a tutta la politica calabrese nella speranza che agisca presto senza cedere a facili strumentalizzazioni, ma anche a tutti coloro che sono in grado di adoperarsi per salvare questa eccellenza sanitaria pubblica calabrese”.

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